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Il Viccio

La nostra storia parte da lontano, da quando cioè quel vasto territorio che ora conosciamo come Parco del Cilento contava una popolazione in gran parte dedita all’agricoltura, alla pastorizia e alla pesca. In questo mondo rurale quasi ogni famiglia contadina aveva un forno, e chi non l’aveva poteva contare sulla possibilità di disporre di quello dei propri vicini. Fare il pane in casa era un’attività del tutto ordinaria per le massaie di allora, che alle prima luci dell’alba preparavano i migliori fasci di legno e accendevano il forno a legna. Prima dell’infornata, poi, per assicurarsi che il forno avesse raggiunto la temperatura ottimale per la cottura del pane, si testava la sua temperatura mettendo a cuocere un disco di pasta ricavato dall’impasto del pane. Su questa spianata di forma circolare, alta circa 2 centimetri, si imprimevano delle scalanature con un bastoncino e al centro veniva creato un buco, quasi fosse una ciambella. Una volta cotto questo disco veniva estratto dal forno, fatto raffreddare e tagliato per verificarne la buona riuscita della cottura, ed il responso positivo era il segno che l’infornata del pane poteva cominciare. Ovviamente, affinché nulla andasse sprecato, questa sorta di focaccia veniva poi consumata condita con sale e olio. E’ così che nasce il Viccio Cilentano. Grazie alla lievitazione naturale il viccio ben si prestava ad essere conservato per più giorni, finanche una settimana, e così presto divenne il pranzo “da asporto” di tutti coloro che erano costretti a stare più giorni
lontano da casa.

Contadini, pastori o marinai lo portavano con sé e ciascuno lo consumava insieme al companatico di cui disponeva durante lo “spacco” del pranzo a bordo di una barca o sotto la frescura di un albero. Proprio come i contadini greci dell’antica Elea di Parmenide. Che fosse durante la pausa nelle giornate nei campi o al pascolo, o durante le lunghe uscite in mare, il viccio tagliato in orizzontale e riempito con formaggio, verdure, carne o pesce e condito con un filo di olio d’oliva (l’oro verde del Cilento) assicurava così un pasto veloce ma allo stesso tempo completo, magari accompagnato da un buon bicchiere i vino. Negli ultimi anni il nostro amato Cilento, che ha vissuto un lungo periodo di isolamento, è stato scoperto e apprezzato da sempre più persone per le sue bellezze naturali e paesaggistiche, per il suo stile di vita lento e rilassante e, naturalmente, anche per la sua cucina genuina che nelle case è rimasta fortemente legata a una preparazione artigianale. Con questa Vicceria noi vogliamo portare un po’ delle nostre origini e del nostro patrimonio gastronomico a chiunque voglia aprirsi a un nuovo modo di mangiare, a un cibo che sappia di storia e tradizione, alla riscoperta dei sapori di una volta declinati con accostamenti originali. Abbiamo raccolto le ricette dei nostri nonni, tramandate oralmente di generazioni in generazioni, coniugandole con le evoluzioni culinarie di noi nipoti. Una scommessa, certo, come sempre succede quando si realizza qualcosa di nuovo, ma che rispecchia la nostra filosofia di far camminare il passato a braccetto col futuro.